domenica 7 settembre 2014

LE ORIGINI DEL FANTASY - 5. L'epica medievale

“La lettura di tutti i buoni libri è come una conversazione
con gli uomini migliori dei secoli andati.”
René Descartes





Mito, poema epico, canzone di gesta, fiaba, romanzo gotico, avventura e racconto di Fantascienza. Il Fantasy ha attraversato millenni e ha saputo trarre ispirazione dalle pagine di ogni popolo, cultura e religione, impregnandosi di quella magia che solo un genere letterario tanto longevo e poliedrico ci può donare.

Fantasy che, non dimentichiamolo, non è mai solo letteratura d'intrattenimento. Per Michael Ende, autore della Storia infinita, la fantasia è
una porta d'accesso a mondi ulteriori che vivono in simbiosi con la realtà, due lati di uno specchio che non possono fare a meno l'uno dell'altro; è una sorta di possessione allucinante, che dissolve la stessa realtà in un sogno tra i sogni, il mondo concreto inglobato dalla visione, ridotto soltanto a una delle infinite storie possibili. 
Infinite storie possibili, proprio come quelle dalle quali trae spunto il genere. Sono tantissime le opere la cui struttura narrativa, le cui tematiche e il cui bestiario hanno finito col riversarsi nel genere di cui ci accingiamo a percorrere la nascita, l’evoluzione e le opere migliori. Ed è ovviamente impossibile inserirle tutte. Con questa serie di approfondimenti, ci proponiamo di menzionare e di scoprire assieme i testi più interessanti, consapevoli del fatto che molti altri titoli avrebbero potuto farne parte e sono stati invece messi da parte, se non per limiti di spazio, per la difficoltà nel reperire informazioni "attendibili" nel corso della ricerca o per la loro vaghezza.

Alfonso Zarbo
L'epica medievale

From Medieval II: Total War

Abbiamo parlato di Gilgamesh, dell'epica greca, della mitologia nordica e dei miti celtici e irlandesi. Ma come dimenticare l'influenza dell'epica medievale sul Fantasy? Chi, tornando con la mente a quand'era bambino, non associa d'impulso draghi e cavalieri al primissimo ricordo che ha di questo genere?

Sono tantissimi i testi che appartengono all'epica medievale. Il più importante è forse il Ciclo carolingio, che rientra nella letteratura di carattere epico-cavalleresco sviluppatasi dopo l’anno Mille. Fondato sulla figura di Carlo Magno, celebra le imprese del sovrano contro gli infedeli e quelle dei suoi paladini, i quali combattono sempre per alti ideali: la fede religiosa, la patria, il sovrano e l’onore.

Proprio con la Chanson de Roland comincia la fioritura della letteratura francese. Si tratta del poema più antico e più grande del ciclo, cui appartengono una ventina di altri poemi del dodicesimo e tredicesimo secolo, ed è basato su un avvenimento preciso: la battaglia di Roncisvalle, avvenuta il 15 agosto 778, quando la retroguardia di Carlo Magno, comandata da Orlando, prefetto della Marca di Bretagna e dei suoi paladini, di ritorno da una spedizione in Spagna, viene attaccata e distrutta dai baschi, probabilmente alleati dei saraceni. I fatti storici sono stati poi rielaborati e idealizzati per offrire un modello di comportamento ideale per la società francese nell'epoca delle crociate. La storia si svolge in sei giorni, la durata biblica della creazione. Ovunque affiorano gli echi dei Vangeli. 

Altre canzoni di gesta si rifanno a Garin de Monglane, il capostipite della dinastia di Guglielmo d’Orange, e celebrano le lotte delle grandi casate nobiliari contro i pagani. Rispetto alla Chanson de Roland non si esalta solo la guerra santa, ma anche la difesa della tradizione familiare.

Un terzo gruppo canta le gesta di Doon de Mayence, un antenato comune a tutti gli eroi inventato dai trovieri del tredicesimo secolo, e pone l’accento sul valore dei grandi feudatari. Accanto alle caratteristiche già citate, compare il tema della rivolta e dell’orgoglio pentito che si tramuta in pietà e umiltà.

Sono state composte anche altre canzoni ricollegabili ai gruppi menzionati, ma si tratta di opere secondarie, a eccezione di quelle del menestrello francese Adenet le Roi e del Gruppo della crociata, dove l’elemento fantastico prevale già sulla materia storica.

Le vicende
di Artù, dei cavalieri della Tavola rotonda, del mago Merlino, di Lancillotto e di Excalibur appartengono invece al Ciclo arturiano (o bretone) e sono state realizzate in una serie di testi scritti in numerose lingue già dal Basso Medioevo. Alcuni temi del Ciclo arturiano hanno origine nella leggenda; altri sono stati aggiunti nel tempo dalla creatività dei numerosi autori succeduti nei secoli. 


C’è chi sostiene che il vero Artù fosse probabilmente un celtico inglese del sesto secolo dopo Cristo. Potrebbe essere stato un generale (dux) che guidò una lunga campagna contro gli invasori Angli e i Sassoni dopo la caduta dell’Impero Romano (ritroviamo un’ipotesi simile nel già citato film del 2004 King Arthur, di Antoine Fuqua). Il suo nome appare nelle leggende e nei primi miti gallesi, ed entro la fine del Medioevo gli scrittori lo trasformano in un potente sovrano, capo dei cavalieri della Tavola rotonda. Da allora i racconti dei cavalieri di re Artù, diffusi in tutta Europa, sono fonte di ispirazione per molti scrittori.

In un certo senso il Ciclo arturiano non è ancora concluso: numerosi autori moderni come Mark Twain, (Un americano alla corte di re Artù, 1889), John Ernst Steinbeck, Terence Hanbury White (con la serie di romanzi Re in eterno), Jack Whyte e Bernard Cornwell vi hanno infatti contribuito, in alcuni casi introducendo elementi di notevole rilievo poi entrati nell'immaginario collettivo insieme ai temi classici.

Il Ciclo arturiano presenta profonde differenze dal Ciclo carolingio. Il cavaliere della Tavola rotonda non è più l’Orlando della Chanson de Roland che muore con tutta la sua schiera a Roncisvalle come un martire, ma è un eroe solitario che va alla ricerca di prove sempre più difficili per esaltare se stesso e conquistare la donna amata.

Ne sono un chiaro esempio Galvano e Galaad. In Ser Galvano e il Cavaliere Verde, poemetto sopravvissuto in un solo manoscritto anonimo di fine Trecento, Galvano raccoglie la sfida di un misterioso campione armato di ascia, verde nei vestiti e nella pelle, che lo invita a infliggergli un fendente senza potersi difendere, a patto che egli stesso possa restituire il colpo dopo un anno e un giorno. La sfida ricorda quella tra l’eroe irlandese Cùchulainn e il re del Munster Cù Roi mac Daire: Galvano decapita lo sfidante, ma il rivale non muore e, raccolta la propria testa, riparte ricordandogli la sua promessa. Segue il lungo viaggio del cavaliere incontro al proprio destino, dimostrazione dei suoi valori cortesi.

Galaad, invece, è uno dei tre cavalieri a cui è stato concesso di trovare il Graal. Si dice che il Santo Graal fosse il calice usato da Gesù durante l’Ultima Cena, trasportato in seguito nelle isole britanniche. Difficile non pensare alle Túatha Dé Danann: con buona probabilità l’idea del Graal nasce proprio dalle antiche leggende popolari celtiche sul calderone del Dagda.

Tra
 le storie più celebri ricordiamo quelle su Merlino e la spada Excalibur, senza dimenticare l’origine prodigiosa e l’espansione di Camelot; l’amore tra Lancillotto e Ginevra; le vicissitudini, le avventure e le ricerche riguardanti Morgana e suo figlio Mordred, i cavalieri della Tavola rotonda e, ovviamente, il tema del Graal.

Tutto questo è stato trattato e riprodotto in moltissime opere, come i romanzi di Chrétien de Troyes, uno dei più grandi scrittori medievali. Di lui viene ricordata la storia di Parsifal, il Peredur dei racconti gallesi che nei racconti più recenti appare alla ricerca del Santo Graal.

Anche la tragedia di Tristano e Isotta fa parte del Ciclo arturiano. Si tratta di un cavaliere al servizio di re Marco di Cornovaglia, inviato in Irlanda a prendere la nuova moglie del sovrano, Isotta. Durante il viaggio di ritorno, i due bevono accidentalmente una pozione e si innamorano perdutamente. I due amanti allora fuggono in Bretagna, dove il re scova Tristano e lo affronta, ferendolo a morte. Dalla Cornovaglia la storia si diffonde in Bretagna, poi in Francia e anche in Germania.

Art by Donovan Valdes
Interessante, ai fini delle influenze sul Fantasy, anche la figura di San Giorgio. Prima di diventare un santo era un soldato romano, morto nel 303 d.C. Si crede abbia aiutato i crociati ad Antiochia, mentre in seguito è diventato il santo patrono di Inghilterra, Aragona e Portogallo. Viene raffigurato come un nobile cavaliere con l’armatura, dedito a uccidere draghi e a salvare donne in pericolo.

Un altro eroe è il cavaliere di Canterbury. Nel tredicesimo secolo, il poeta inglese Geoffrey Chaucer ha dato vita a questo guerriero nobile e coraggioso in una serie di racconti, attribuendone la paternità a un gruppo di pellegrini in viaggio per Canterbury.

Non p
ossiamo parlare di cavalieri senza dedicare qualche riga anche all'epica italiana del 1500 e alle sue tre più grandi opere: Orlando innamorato, Orlando Furioso Gerusalemme liberata.
L’Orlando innamorato, scritto nel 1495 da Matteo Maria Boiardo, fonde le storie del Ciclo arturiano con quello della letteratura francese ed è legato alla tradizione dei “cantari” di piazza.  Il poema narra le vicende di Angelica, contesa e inseguita dai paladini cristiani Orlando e Ranaldo, entrambi innamorati di lei. Le vicende dell’inseguimento sono condizionate dai cambiamenti di sentimento di Angelica e Ranaldo che, per effetto magico della fonte dell’amore e del disamore da cui bevono, s’invaghiscono e si disamorano a vicenda. Intanto, dopo aver ucciso il re tartaro Agricane, Orlando rincontra Ranaldo, sfuggito dall'incantesimo della fonte, e tra i due scoppia una lite furibonda. L’assedio di Parigi, però, spinge i due contendenti a ritornare in Francia per difendere i cristiani. Sarà Carlo Magno, dopo l’ennesimo duello dei due, a decidere di consegnare Angelica al paladino che meglio si distinguerà nella battaglia contro i saraceni, mentre nel frattempo nasce l’amore tra il cavaliere saraceno Ruggero e la guerriera cristiana Bradamante.

Gli elementi magici e meravigliosi dell’opera di Boiardo sono caratterizzati da un linguaggio ricco di immagini e aggettivi iperbolici. Giardini incantati, fonti miracolose, esseri mostruosi e apparizioni sono solo alcuni degli elementi fantastici che popolano  il poema. Gli stessi che adopererà all'incirca vent'anni dopo Ludovico Ariosto con l’Orlando Furioso, il quale riprende la narrazione dal volere di Carlo Magno e segue poi tre strade diverse: l’azione epica, che funge da cornice ed è incentrata sulla guerra sacra; l’azione sentimentale, che ruota ancora una volta attorno a Orlando, alla sua ricerca di Angelica, alla conseguente perdita di senno e al suo ritrovamento; infine l’azione celebrativa, imperniata sui contrasti amorosi tra Ruggero e Bradamante. 

Dalla narrazione principale si diramano continuamente racconti minori, che agli occhi di un lettore di Fantasy potrebbero richiamare Le cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin e, allo stesso modo, costituiscono nuovi centri focali dello svolgimento narrativo.

Arriviamo infine al tramonto del sedicesimo secolo con Torquato Tasso, una delle figure più importanti della letteratura italiana, massima espressione della cultura tardo-rinascimentale. La Gerusalemme liberata ripropone la più classica delle vicende epiche, l’assedio della città nemica, separando in modo distinto la scena nei due campi contrapposti del Bene e del Male, elemento chiave della futura letteratura fantasy classica. Il poema si apre con l’intervento divino per invitare Goffredo a riportare l’unità tra le schiere cristiane e a condurle sotto le mura di Gerusalemme per dare l’assalto finale alla città. Con Tasso, entrano in gioco elementi che rendono più fluida ed efficace la narrazione: il paesaggio carico di fascino, composto di tinte sfumate e di aspetti minacciosi e accoglienti al tempo stesso, capace di rappresentare lo stato d’animo dei personaggi; la magia, pronta a svelare la dimensione più inconscia dell’animo umano, dove risiedono le paure, i sogni e i desideri più intimi degli eroi; infine l’amore, che unisce il destino di donne pagane e cavalieri cristiani, anche se per l’autore questo sentimento si congiunge per lo più a immagini di morte.

Alla poetica di Tasso si ispireranno moltissimi scrittori europei del Seicento: John MiltonWilliam ShakespeareMiguel De CervantesFélix Lope De VegaPedro Calderòn de la Barca. Nel Settecento i poeti preromantici e romantici vedranno in lui l’immagine esemplare del genio che soffre fino alla follia il contrasto con gli obblighi e le ipocrisie della vita quotidiana.

Don Chisciotte de la Mancia
Abbiamo menzionato Miguel De Cervantes. Lo scrittore spagnolo è famoso a livello internazionale come padre, nel diciassettesimo secolo, del personaggio di Don Chisciotte, un uomo qualunque rimasto affascinato a tal punto dai racconti epico-cavallereschi da farsi nominare cavaliere da un locandiere. Questo moderno eroe vive in un mondo immaginario e combatte contro mulini a vento ed eserciti di pecore, accompagnato dal fedele servitore Sancho Panza e dal cavallo Ronzinante.

È proprio sullo stile di Don Chisciotte che George R.R. Martin ha ricreato le avventure di Ser Duncan e del giovane scudiero Egg (Il cavaliere dei Sette Regni, Mondadori, 2014), protagonisti di “un mondo sfarzoso fatto di tornei, donne e cavalieri, in cui non mancano complotti e macchinazioni ma in cui c'è posto anche per un innocente eroismo”.

Numerosi
 i romanzi, i fumetti e le opere che reinterpretano le gesta di Artù: dai cartoni animati La spada nella roccia e Principe Valiant a Excalibur (1981, di John Boorman), considerata da molti come la trasposizione più originale della leggenda di re Artù, fino alle più recenti serie televisive Merlin e Camelot. Una versione che ricalca pressappoco quella del tardo Romano Impero sostenuta in King Arthur è presente nell'Ultima legione di Valerio Massimo Manfredi, poi trasposta sul grande schermo nel 2007 da Doug Lefler. Odoacre, generale dei Goti, prende il potere di Roma dopo aver invaso la città e confina il giovanissimo imperatore Romolo Augusto a Capri assieme al suo misterioso precettore Ambrosino. Ma uno sparuto gruppo di fedelissimi, guidato dal coraggioso Aurelio, parte per una pericolosa missione di salvataggio.

Per quanto riguarda altre possibili influenze, in quel capolavoro che è la saga La torre nera di Stephen King riecheggiano racconti, poemi e tragedie che ci riportano alla Chanson de Roland o, ancora prima, ad antiche fiabe arturiane.

Lo scontro tra cavalieri e draghi si ripercuote poi in moltissimi film e libri fantasy, e arriva a mutare anche in una forte amicizia come nel film Dragonheart (Rob Cohen, 1996), nel Ciclo dell'eredità dello scrittore Christopher Paolini o nelle saghe del Mondo Emerso di Licia Troisi.

Le edizioni più recenti

CHRETIEN DE TROYES, Perceval, Cideb, 2009.

MATTEO MARIA BOIARDO, Anceschi G. (a cura di), Orlando innamorato, Garzanti, 2009.

MARIO BENSI (a cura di), La canzone di Orlando, Milano, BUR, 2008.

MIGUEL DE CERVANTES, Troiano B., Di Dio G. (a cura di), Don Chisciotte della Mancha, Newton Compton, 2008.

LUDOVICO ARIOSTO, Caretti L. (a cura di), Orlando furioso, Einaudi, 2005.

TORQUATO TASSO, Gerusalemme liberata, Einaudi, 2005.

Fonti

Letteratura italiana, De Agostini, Novara, 2010.

MARIO BENSI (a cura di), La canzone di Orlando, Milano, BUR, 2008.

La leggenda di re Artù, collana Miti e Leggende, Hobby & Work, 1998.


Biografia


Alfonso Zarbo vive a Lenno, sul Lago di Como. Dal 2012, gestisce i social network della collana Chrysalide ed è consulente sulla saga cult Il trono di spade per Mondadori. Recentemente ha pubblicato Schegge (Watson edizioni): una raccolta di racconti fantasy e d'avventura illustrata da Paolo Barbieri.

alfonsozarbowriter.blogspot.it