Lo ritrovo soprattutto in quello che considero un po' il mio "ciclo eretico": Dalla parte della vendetta (2010); Il nome di Dio, la mano del Diavolo (2012) e, ora, Come falene nella polvere da sparo.
"L’unico sentiero della fede resterà per sempre quello della spada."
(Il volere di Dio, la mano del Diavolo)
"Anno mille, alba infernale dell’XI secolo. L’Apocalisse. Sono soltanto voci, dicevano. L’Europa non cadrà vittima dell’ira degli angeli e dei demoni insorti. I grandi regnanti ci salveranno. Sua Santità il Pontefice ci salverà! Si sbagliavano."
(Dalla parte della vendetta)
"Dev'esserci qualcosa di profondo tra Dio e me, altrimenti non mi spiego questo continuo invocarlo e sentirlo invocare dappertutto. Vorrei tanto fingere di non sapere cos'è. Poi ricordo che si tratta di odio reciproco."
(Come falene nella polvere da sparo)
Il perché ancora non credo di averlo compreso appieno, ma adoro gli autori che hanno a che fare con il tema della fede: tra i miei preferiti in campo narrativo e fantastico, Altieri, Howard, Cornwell, Doyle. Gente in grado di partorire personaggi – antieroi? – che ricorrono all'intelletto o alle lame piuttosto che alla preghiera. Che si fanno domande, ma non aspettano risposte.
"Per quanto mi piaccia combattere – e lo sappia fare magnificamente, per giunta –, comincio a chiedermi se la nostra presenza qui, la nostra fede, siano poi così indispensabili. Quel che sarà sarà. Vado avanti, perché questo è quel che si deve fare quando Dio non s'azzarda a indicarci altre strade."
(Come falene nella polvere da sparo)
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