lunedì 16 ottobre 2017

Nella testa dei grandi editori. La punteggiatura nel discorso diretto

Alcune indicazioni sull'utilizzo della punteggiatura nel discorso diretto.

Dal film Ghostwriter.
«Dunque.» Alla fine parlò, e mise un che di definitivo nella parola. «Dunque. Dovevi farti notare da lui, vero? Dovevi attirare l'attenzione. Ebbene. Ha deciso cosa fare di te.» (L'apprendista assassino, Robin Hobb, Fanucci, 2008)

Partiamo dalle basi: virgolette basse (caporali) e virgolette alte.
La maggior parte delle case editrici opta per le caporali. Una dritta: se non le trovi sulla tastiera, la soluzione più rapida è premere alt insieme ai numeri 0171 per ottenere « e alt insieme a 0187 per » (e ne approfitto per segnalarti anche alt 200 per scrivere la È).

Le alternative alle caporali, comunque, esistono. Nel romanzo sci-fi Tutti a Zanzibar di John Brunner (2008), Urania ricorre al trattino lungo: 
– Spicciatevi! – gridò l'ufficiale di rotta. – Muovetevi, per l'amor del cielo!
La differenza rispetto alle virgolette sta tutta nel fatto che non occorre chiudere il parlato con il trattino. Semplice, no? Un po’ meno (finché non ci fai l’abitudine, almeno) lo è saper piazzare virgole e punti: ogni editore ha il proprio modo di uniformare

Quasi sempre, il punto che conclude il periodo viene inserito prima delle virgolette: 
«Sai che cos'è quello?» sussurrò. «È l’ultravioletto.» (H.P. Lovecraft, Necronomicon, Oscar Draghi)
Così faccio anch'io in Watson edizioni e per i romanzi che edito: 
«Se siamo fatti del sogno di Dio, il nostro doveva essere un incubo.» (Jack Sensolini, Il ballo degli infami, 2017)

Il punto va alla fine delle virgolette solo se il parlato è preceduto dai due due punti, come in questa frase de Il Battello del Delirio (George R.R. Martin, Oscar Fantastica, 2017):
L’uomo al tavolo spinse via la zuppa, indicò la sedia di fronte a sé e disse: «Ti stavo aspettando. Prego, accomodati».
Fanucci, invece, il punto fuori dalle virgolette lo omette sempre. (L’evidente disprezzo del ragazzo per Burrich mi sorprese a tal punto che sbottai: «Fitz. Mi chiama fitz.»)

E per le virgole? Ecco come le affrontano i grandi editori: Longanesi aggiunge la virgola dopo le caporali per tutti i discorsi diretti, come ne Il trono senza re di Bernard Cornwell («Già, ci vorrebbe proprio un po’ di birra», brontolai.)


Rizzoli evita le virgole se spezza il parlato con un inciso («Non c’è più niente da fare» disse «e dobbiamo sbrigarci.») ma fa un’eccezione quando la frase tra virgolette prima e dopo viene considerata come due discorsi diretti autonomi. 
«Senti, Enrico,» disse Giacomo, inforcando la bicicletta «ho bisogno di parlarti.»
In Tutti a Zanzibar, invece, Urania inserisce la virgola al termine dell’inciso (– In primo luogo – disse con tono di noia l'ufficiale di rotta, – le persone che recapito qui preferisco non pensarle come persone.) Io preferisco questa scelta. 

Per finire, puntini di sospensione, punti interrogativi ed esclamativi, gerarchia nella punteggiatura. 

Secondo i più, i puntini di sospensione (che sono sempre tre!) non vanno spaziati dalla parola che li precede, mentre uno spazio deve separarli dalla parola che segue. Quest’ultima regola, almeno per Piemme, non vale nel caso in cui la frase si apra con i puntini di sospensione: «...forse, non so... non ricordo» balbettò.

Quando sono presenti punti interrogativi ed esclamativi seguiti dalle virgolette, conviene semplicemente adattarsi alle uniformazioni delle case editrici. Eccone alcune: 
Il detective chiese: «A che ora ha sentito lo sparo?». (Piemme)
Lui domandò: «Come stai?». Poi sbottò: «Ci mancherebbe altro!». (Rizzoli)
Lui disse: «Me ne vado!» (Sperling)
Ed eccoci finalmente alla gerarchia nell'utilizzo della punteggiatura.

L’uso che ne fa Piemme mi sembra il più logico e corretto. Nei dialoghi si usano le virgolette basse o caporali (« ») all'inizio e alla fine delle battute. Se all'interno di queste ne sono richieste altre, si usano le virgolette alte (“ ”) e per un’ulteriore citazione interna si usano le apicali singole (‘ ’). Nel caso, invece, di frasi pensate e non pronunciate si usano le virgolette alte oppure il corsivo.

( © Alfonso Zarbo: consulente Oscar Mondadori, editor, social manager) http://alfonsozarbowriter.blogspot.it/

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