Ma un'ambientazione non comprende solo l'aspetto fisico e temporale: le forze della società a livello politico, economico, ideologico, biologico e psicologico danno forma agli eventi quanto l'epoca, la geografia e le consuetudini.
È vero che noi lettori diamo allo sceneggiatore la possibilità di allontanarsi dalla realtà, ma poi ci aspettiamo una storia rigorosamente probabile, dove nulla accade per coincidenza. Il primo passo è creare un mondo piccolo e conoscibile.
Più piccolo è il mondo, più completa sarà la conoscenza dello sceneggiatore e, di conseguenza, più numerose saranno anche le sue scelte creative. Risultato: una storia originale e una vittoria nella guerra contro i cliché!
La scelta del genere fornisce un aiuto validissimo, perché delimita quello che è possibile in una storia e quello che non lo è. Può sembrare una camicia di forza imposta all'immaginazione, ma il talento è come un muscolo: si atrofizza se non c'è qualcosa che lo obblighi a sforzarsi. Il bravo sceneggiatore sa che, nello sforzo di rispettare le convenzioni in modo originale, può trovare l'ispirazione per una scena che trascinerà la sua storia sopra la media.
ROBERT MCKEE ha passato gli ultimi trent'anni della sua vita a insegnare l'arte della narrazione a decine di migliaia di allievi che hanno scritto film, fiction, serie tv e romanzi. E hanno vinto ben 60 Oscar, 200 Emmy, più centinaia di nomination. E quando ti commuovi o ti diverti al cinema, stai sicuro che sotto sotto c'è lo zampino di Robert McKee e del suo Story.
( © Alfonso Zarbo: consulente Oscar Mondadori, editor, social manager) http://alfonsozarbowriter.blogspot.it/
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