venerdì 22 dicembre 2017

Scrivere una buona storia [d'azione] – Alan D. ALTIERI

«È sostanzialmente questa la genesi dei conflitti nei miei libri: pochi uomini, e donne, dotati di etica contro un enorme sistema malefico. Non possono sperare di abbatterlo, ma in un certo senso la loro sopravvivenza stessa è la vittoria.»

Quattro massime dal «Maestro italiano dell'Apocalisse» Sergio Alan D. Altieri, dove scrittura e sceneggiatura si fondono:

Narrare è come un virus, o se vogliamo una «possessione», di natura positiva, è chiaro. Al tempo stesso è anche un procedimento mentale di calcolo e di premeditazione. La «macchina dell’intreccio» DEVE funzionare.

L’obiettivo di una storia d’azione è afferrare il lettore e dargli il desiderio di «vedere come va a finire». In questo senso, la regola primaria viene da Alfred Hitchcock, l’uomo che probabilmente è stato il più grande maestro del suspense di tutti i tempi. Questa regola è «fare SEMPRE accadere qualcosa».

Cerco di rendere i miei protagonisti quanto più controversi e tormentati possibile. Tutti loro si portano dietro una qualche nemesi interna, oppure la pietra sul cuore generata da un qualche evento traumatico nel loro passato.

Il grande regista David Cronenberg m’insegnò che «la voce fuori campo è solo un trucco per tentare di spiegare qualcosa che non si riesce a spiegare con le immagini». A tutti gli effetti, lo sceneggiatore DEVE riuscire a trasmettere ciò che passa per la testa dei suoi personaggi solo attraverso i gesti e i dialoghi.


Il materiale che ho scelto è stato estrapolato da Intervista al Cacciatore di Apocalissi - Carmilla on line e Intervista a Alan D. Altieri | Contorni di Noir, a cui vi rimando per le interviste complete.


ALAN D. ALTIERI è vissuto molti anni a Los Angeles, lavorando per il cinema come sceneggiatore. Nel 1997 ha collaborato a La Uno bianca e ha vinto il Premio Scerbanenco con il thriller bellico Kondor. Ma sono tantissimi i libri del «Maestro italiano dell'Apocalisse»: tra i più memorabili non possono mancare anche Città oscura, Città di ombre, Ultima luce, i tre romanzi della saga storica Magdeburg e quelli dedicati allo «Sniper» Russell Brendan Kane. Ha tradotto il meglio di H.P Lovecraft e George R.R. Martin. Per Mondadori, è stato direttore editoriale delle collane I Gialli, Urania e Segretissimo.

( © Alfonso Zarbo: consulente Oscar Mondadori, editor, social manager)

lunedì 20 novembre 2017

Scrittura. 5 spunti indispensabili sull'ambientazione da Story - Robert McKee

«Una storia sincera alloggia in un solo luogo e in un solo tempo

Ma un'ambientazione non comprende solo l'aspetto fisico e temporale: le forze della società a livello politico, economico, ideologico, biologico e psicologico danno forma agli eventi quanto l'epoca, la geografia e le consuetudini.

È vero che noi lettori diamo allo sceneggiatore la possibilità di allontanarsi dalla realtà, ma poi ci aspettiamo una storia rigorosamente probabile, dove nulla accade per coincidenza. Il primo passo è creare un mondo piccolo e conoscibile.

Più piccolo è il mondo, più completa sarà la conoscenza dello sceneggiatore e, di conseguenza, più numerose saranno anche le sue scelte creative. Risultato: una storia originale e una vittoria nella guerra contro i cliché!

La scelta del genere
fornisce un aiuto validissimo, perché delimita quello che è possibile in una storia e quello che non lo è. Può sembrare una camicia di forza imposta all'immaginazione, ma il talento è come un muscolo: si atrofizza se non c'è qualcosa che lo obblighi a sforzarsi. Il bravo sceneggiatore sa che, nello sforzo di rispettare le convenzioni in modo originale, può trovare l'ispirazione per una scena che trascinerà la sua storia sopra la media.



ROBERT MCKEE ha passato gli ultimi trent'anni della sua vita a insegnare l'arte della narrazione a decine di migliaia di allievi che hanno scritto film, fiction, serie tv e romanzi. E hanno vinto ben 60 Oscar, 200 Emmy, più centinaia di nomination. E quando ti commuovi o ti diverti al cinema, stai sicuro che sotto sotto c'è lo zampino di Robert McKee e del suo Story.


( © Alfonso Zarbo: consulente Oscar Mondadori, editor, social manager) http://alfonsozarbowriter.blogspot.it/

domenica 29 ottobre 2017

Il Trono di spade come non lo avete mai visto

Soffiano ancora lontano i “venti dell'inverno”, ma Martin non ci lascia soli. In libreria dal 24 ottobre, troverete infatti una speciale edizione illustrata del Trono di spade.


Parliamo di un libro in grande formato e con più di settanta illustrazioni, in bianco e nero e a colori. Tantissimi i disegnatori coinvolti. Un progetto fortemente voluto proprio da George R.R. Martin, che per celebrare il ventennale della saga non si è limitato a prestare il suo nome al progetto ma ha voluto partecipare offrendo tantissimi spunti per mostrare ai lettori quella che è la sua visione personale di A song of ice and fire

Ne è saltato fuori un grimorio di architetture opulente e di paesaggi curati nel minimo dettaglio (basta guardare il colossale trono di spade qui in anteprima), che probabilmente nemmeno la serie TV è riuscita a rendere tanto reali, o perlomeno così vicini all'immaginazione dell'autore.

Il Trono di Spade - Edizione illustrata - George R.R. Martin | Oscar Mondadori

Scrivono su MondoFox: «Anche le architetture hanno raggiunto la loro versione definitiva. Martin ha infatti lavorato a lungo con Ted Nasmith per dare forma a quelle descritte nell'opera. Il risultato sono piccoli capolavori di arte architettonica». E ancora: «Ci si è rivolti allora a Marc Simonetti, delle cui opere Martin è innamorato, considerandolo come l'unico in grado di catturare la vera essenza del libro».

Art by Marc Simonetti
E la lista degli artisti coinvolti da Martin nel progetto è parecchio nutrita: John Picacio, Gary Gianni, Didier Graffet, Victor Moreno, Michael Komarck, Arantza Sestayo, Magali Villeneuve, Ted Nasmith, Levi Pinfold, Marc Simonetti e tanti altri.

Insomma, si potrebbe dire che c'è veramente tutto il Trono di spade che non abbiamo ancora visto, qui dentro. Siamo di fronte all'edizione definitiva di un’opera che ha sempre molto di nuovo da proporre e da svelare, e che di certo non può mancare sugli scaffali dei collezionisti. D'ora in avanti non ci sarà più solo la serie TV, a mostrarci le meraviglie e l'orrore di Westeros.

( © Alfonso Zarbo: consulente Oscar Mondadori, editor, social manager) http://alfonsozarbowriter.blogspot.it/

lunedì 16 ottobre 2017

Nella testa dei grandi editori. La punteggiatura nel discorso diretto

Alcune indicazioni sull'utilizzo della punteggiatura nel discorso diretto.

Dal film Ghostwriter.
«Dunque.» Alla fine parlò, e mise un che di definitivo nella parola. «Dunque. Dovevi farti notare da lui, vero? Dovevi attirare l'attenzione. Ebbene. Ha deciso cosa fare di te.» (L'apprendista assassino, Robin Hobb, Fanucci, 2008)

Partiamo dalle basi: virgolette basse (caporali) e virgolette alte.
La maggior parte delle case editrici opta per le caporali. Una dritta: se non le trovi sulla tastiera, la soluzione più rapida è premere alt insieme ai numeri 0171 per ottenere « e alt insieme a 0187 per » (e ne approfitto per segnalarti anche alt 200 per scrivere la È).

Le alternative alle caporali, comunque, esistono. Nel romanzo sci-fi Tutti a Zanzibar di John Brunner (2008), Urania ricorre al trattino lungo: 
– Spicciatevi! – gridò l'ufficiale di rotta. – Muovetevi, per l'amor del cielo!
La differenza rispetto alle virgolette sta tutta nel fatto che non occorre chiudere il parlato con il trattino. Semplice, no? Un po’ meno (finché non ci fai l’abitudine, almeno) lo è saper piazzare virgole e punti: ogni editore ha il proprio modo di uniformare

Quasi sempre, il punto che conclude il periodo viene inserito prima delle virgolette: 
«Sai che cos'è quello?» sussurrò. «È l’ultravioletto.» (H.P. Lovecraft, Necronomicon, Oscar Draghi)
Così faccio anch'io in Watson edizioni e per i romanzi che edito: 
«Se siamo fatti del sogno di Dio, il nostro doveva essere un incubo.» (Jack Sensolini, Il ballo degli infami, 2017)

Il punto va alla fine delle virgolette solo se il parlato è preceduto dai due due punti, come in questa frase de Il Battello del Delirio (George R.R. Martin, Oscar Fantastica, 2017):
L’uomo al tavolo spinse via la zuppa, indicò la sedia di fronte a sé e disse: «Ti stavo aspettando. Prego, accomodati».
Fanucci, invece, il punto fuori dalle virgolette lo omette sempre. (L’evidente disprezzo del ragazzo per Burrich mi sorprese a tal punto che sbottai: «Fitz. Mi chiama fitz.»)

E per le virgole? Ecco come le affrontano i grandi editori: Longanesi aggiunge la virgola dopo le caporali per tutti i discorsi diretti, come ne Il trono senza re di Bernard Cornwell («Già, ci vorrebbe proprio un po’ di birra», brontolai.)


Rizzoli evita le virgole se spezza il parlato con un inciso («Non c’è più niente da fare» disse «e dobbiamo sbrigarci.») ma fa un’eccezione quando la frase tra virgolette prima e dopo viene considerata come due discorsi diretti autonomi. 
«Senti, Enrico,» disse Giacomo, inforcando la bicicletta «ho bisogno di parlarti.»
In Tutti a Zanzibar, invece, Urania inserisce la virgola al termine dell’inciso (– In primo luogo – disse con tono di noia l'ufficiale di rotta, – le persone che recapito qui preferisco non pensarle come persone.) Io preferisco questa scelta. 

Per finire, puntini di sospensione, punti interrogativi ed esclamativi, gerarchia nella punteggiatura. 

Secondo i più, i puntini di sospensione (che sono sempre tre!) non vanno spaziati dalla parola che li precede, mentre uno spazio deve separarli dalla parola che segue. Quest’ultima regola, almeno per Piemme, non vale nel caso in cui la frase si apra con i puntini di sospensione: «...forse, non so... non ricordo» balbettò.

Quando sono presenti punti interrogativi ed esclamativi seguiti dalle virgolette, conviene semplicemente adattarsi alle uniformazioni delle case editrici. Eccone alcune: 
Il detective chiese: «A che ora ha sentito lo sparo?». (Piemme)
Lui domandò: «Come stai?». Poi sbottò: «Ci mancherebbe altro!». (Rizzoli)
Lui disse: «Me ne vado!» (Sperling)
Ed eccoci finalmente alla gerarchia nell'utilizzo della punteggiatura.

L’uso che ne fa Piemme mi sembra il più logico e corretto. Nei dialoghi si usano le virgolette basse o caporali (« ») all'inizio e alla fine delle battute. Se all'interno di queste ne sono richieste altre, si usano le virgolette alte (“ ”) e per un’ulteriore citazione interna si usano le apicali singole (‘ ’). Nel caso, invece, di frasi pensate e non pronunciate si usano le virgolette alte oppure il corsivo.

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martedì 10 ottobre 2017

Il Battello del Delirio. Torna in libreria “il vampiro secondo Martin”

Stazza imponente, diciotto caldaie, intarsi sui ponti e grandi ruote a pale che divorano il fiume come mai si era visto prima. Il Fevre Dream non è un semplice battello. È il più veloce di tutti. Ma cosa si cela dietro all'incredibile dono del pallido gentiluomo inglese Joshua York a un capitano in rovina? Il viaggio comincia, nel caldo opprimente di un luglio torrido del 1857, sulle acque torbide e insondabili del fiume Mississipi...

Romantico, poetico e terrificante: così il celebre autore di fantascienza Roger Zelazny ha definito Il Battello del DelirioIl romanzo di George R.R. Martin, pubblicato in Italia prima da Fanucci, poi da Gargoyle Books e ormai introvabile, aveva già riscosso negli anni passati un enorme successo di critica dalle maggiori testate sul fantastico e sul genere horror:

“Qualcuno ha definito Il Battello del Delirio un incrocio fra Bram Stoker e Mark Twain, ovvero una storia steamboat in salsa vampirica, tuttavia il debito verso questi due autori è rimborsato con gli interessi.” (Fantasy Magazine)  

“Il grande maestro di fantasy e fantascienza, celebre per le sue Cronache del ghiaccio e del fuoco, rielabora, inventa e sorprende, tratteggiando al contempo un nitido ritratto della “vita di fiume” durante il XIX secolo.” (Horror.it)  

“Per farne un film ci vorrebbero la dimensione epica di John Ford, la grandiosità primeva di John Milius e il talento visionario di un Francis Ford Coppola agli steroidi.” (Alan D. Altieri)

“Una grande prova narrativa che mescola generi e stili, visionaria e terrificante quanto basta per soddisfare diversi palati: ancora una volta, grazie George.” (Sognando Leggendo)

Ora Il Battello del Delirio torna in libreria per la collana Oscar Fantastica di Mondadori. Le caldaie sono accese, la spedizione più sinistra di sempre può avere inizio. Quale occasione migliore per riassaporare “il vampiro secondo Martin”?

La trama sul nuovo sito Oscar Mondadori
Ne parliamo anche sulla pagina Oscar Mondadori Vault


( © Alfonso Zarbo: consulente Oscar Mondadori, editor, social manager)
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lunedì 9 ottobre 2017

Tredici Lame. Intervista al traduttore di Joe Abercrombie

Edoardo Rialti: traduttore di Joe Abercrombie e Pierce Brown (solo per citare i più noti), giornalista de «Il Foglio» e prima ancora, e forse sopra ogni altra cosa, grande appassionato di fantastico. Un vero ramingo della parola scritta, insomma! Edo, ricordi il momento in cui il tuo percorso ha avuto inizio?

Anzitutto, grazie di cuore, Alfonso, per la possibilità di questa chiacchierata! Come diceva il grande romanziere ebreo Chaim Potok, gli inizi sono sempre difficili. Da scrivere o anche solo da rintracciare. Soprattutto quando si va a toccare un nodo interiore, o un grande amore. Per quanto mi riguarda, credo di dover risalire a due immagini che mi porto nel cuore e negli occhi da quando sono bambino, e che hanno dato le coordinate del mio sguardo e poi anche del mio lavoro. Non ho memoria di me senza di esse: la prima è il Fosso di Helm assediato dagli orchi di Saruman, che si riversano nella breccia come un fiume nero, che ride crudele e feroce. L’altra è il momento dell’Odissea in cui Odisseo getta via gli stracci da mendicante, ringiovanisce e tende l’arco d’oro, per lo sconcerto dei Proci. La prima scena viene dalla versione-cartone animato di Ralph Baski, la seconda da un adattamento per ragazzi del poema omerico, ma contengono già tutto, per me: sono come due fermi-immagine di un flusso molto più ampio, di due storie, appunto. Sono i primi due racconti che mi hanno fatto sentire quella strana trafittura alle viscere, che sarebbe poi affiorata in tutte le esperienze decisive della vita, e con quella loro intensità incomunicabile, che comprende e supera sempre tutti i motivi che puoi elencare sul “perché” quella scena, quel personaggio, quel racconto, ti coinvolga tanto. Per me in fondo si tratta sempre e solo di questo. Il grande C.S. Lewis diceva che è più vicino a Milton un ragazzino che lo legga senza capirci granché ma esclami “Wow” del critico raffinato cui però il testo non dica più niente a quel livello di coinvolgimento emotivo, di “connessione sentimentale”, parafrasando Gramsci. Il mio lavoro come critico, traduttore e scrittore è appunto quello di cercare sempre e solo di trasmettere delle storie che reputo importanti, e che abbiano per prima cosa coinvolto, sfidato, trafitto il mio stesso cuore: storie altrui (da segnalare con una recensione, da insegnare all'università o in una conferenza o magari tradurre interamente nella tua lingua) o, si quid est, storie mie.

Parliamo di Tredici Lame – racconti dal Mondo della Prima Legge (inutile nascondervi che mi è piaciuto da matti tenermi al passo con questa sua nuova impresa!). Riusciresti a condensare la raccolta in una sola parola?

Tagliente… Qui ci si taglia eccome, forse andava anche messo in copertina un Maneggiare con cautela. Che sia per l’arguzia della prosa, il suo black humour, per l’audacia degli stereotipi di genere che vengono ribaltati e sfidati a ogni piè sospinto, per le conclusioni “a spirale” che ti riportano spesso al punto di partenza, approfondendolo o trasformandolo, per la ferocia degli scontri (si tratti di lame effettivamente incrociate o duelli verbali), Abercrombie non ci offre tredici racconti, ma davvero tredici lame, a doppio taglio, come spesso sono gli eventi significativi della vita umana, che siano tre le gelide nebbie del suo Nord, le compagnie mercenarie che arrancano polverose sotto il sole della Styria, o in qualunque circostanza attenda il lettore una volta chiuso il libro. Il suo fantasy grimdark, come tutte le finestre narrative autentiche con cui affacciarsi sul mondo, ha il sentore inesorabile delle cose vere. E già mentre ti tagli, sghignazzi, perché te ne accorgi. Lo senti.

Dall'edizione limitata di The Heroes
Sicuramente avrai un sacco di cose da svelarci...

I racconti di questa raccolta integrano personaggi o storie che i lettori dei romanzi della “Prima Legge” credevano – credevano! – magari già di conoscere, aggiungendo nuovi dettagli del loro passato o di eventi contemporanei e persino successivi a quelli dei libri precedenti, e che gettano spesso una luce diversa. Chi ha amato la pericolosa compagnia di Novedita il Sanguinario, chi ha riso alle battute di quell'irresistibile bugiardo e ubriacone di Nicomo Cosca il mercenario, chi ha parteggiato per la spietata e dolorosa vendetta di Monza Murcatto, li ritroverà ad agire nella loro sconosciuta giovinezza, li vedrà attraverso gli occhi di ruffiani o acerrimi nemici. E potrebbe restare molto, molto sorpreso. Ma non si tratta solo di ritrovare Glotka l’Inquisitore prima che  diventasse un mostro sdentato e zoppo, o l’amara saggezza di Curden lo Strozzato e i suoi scalcinati compagni, ma anche di accompagnare una nuova strana coppia di eroi… eroine a essere precisi: Javre, la Leonessa di Hoskopp, una guerriera prodigiosa, dagli appetiti alcolici ed erotici altrettanto poderosi, e la sua compagna di avventure, Shev, una ladra con la passione per le ragazze pericolose e dalle gambe lunghe… Tutto questo, come si sarà certamente già capito, costituisce non solo un grande libro fantasy, ma anche un audace libro “sul” fantasy stesso, una riflessione ironica e piena d’amore per i topoi e stereotipi del genere, dalle guardie che pattugliano i camminamenti (e finiscono sempre spacciate senza il tempo per dire “Ahi)  alla magia (quando inquieta davvero), dalle effettive conseguenze di un conflitto nella prospettiva dei contadini sui cui campi marciano gli eserciti a quanto sia facile che un eroe di guerra diventi un mostro in tempo di pace. Se autori come J.R.R. Tolkien sono i “John Ford” del fantasy, voci e sguardi come quello di Abercrombie sono invece i “Sergio Leone” che investigano le pieghe e piaghe di ciò che credevamo già di sapere. Con umorismo e al tempo stesso commozione.

Dicci un po': c'è una frase o magari un detto che ti sono rimasti impressi?

C’è una divertente tendenza al proverbiale nella scrittura di Abercrombie, come nelle saghe norrene. E i detti memorabili (e tatuabili!) costellano tutte le pagine. Possono affiorare sulle labbra di un protagonista o nel ringhio di un avversario apparentemente secondario. Ma ecco due perle: «Affidare una spada a un uomo è una gran cazzata. Una cazzata per lui, e per chiunque si trovi nei paraggi». A cui aggiungerei la constatazione che in guerra «La sorpresa è come la verginità. Hai solo un’occasione per sfruttarla, e normalmente l’intera faccenda si rivela un’enorme delusione».

Non dev'essere facile tradurre Joe: hai riscontrato qualche difficoltà agli inizi? Penso a qualche terminologia particolare, alle scene di combattimento, alla violenza... E ti capita ancora, in questo caso con Tredici Lame?

Difficoltà se ne trovano sempre… e mi viene da dire «per fortuna», perché, almeno per me, costituiscono un segnale che sto quantomeno cercando davvero di ascoltare la voce del testo e dell’autore. Nel caso dei grandi scrittori come Abercrombie si tratta spesso di tener dietro alla fluidità e arguzia dello stile originale, che sfoggia un’apparente facilità che cancella lo sforzo passato a ottenerla, come uno che spazzi le tracce nella neve alle sue spalle, o un nuotatore che sfrecci in acqua dopo anni di allenamenti. A ciò va aggiunto che l’inglese è un linguaggio “denso”, capace di alludere molto con poco. L'italiano tende a distendere le immagini e le costruzioni, e le stesse costruzioni verbali in –ing, che in inglese possono risultare comunque dinamiche, vanno spesso spezzate per mantenere il ritmo. Joe Abercrombie sa essere estremamente visivo e al tempo stesso, come gli autori di pregio, “scrive con le orecchie” (assonanze, echi, allitterazioni, giochi di parole). Il primo a tagliarsi maneggiandolo è dunque proprio il sottoscritto, sanguinante e felice. E spero di non averlo affatto smussato per i lettori italiani!

EDOARDO RIALTI (1982) ha trent'anni e continuerà ad averli, perché ha un ritratto che invecchia in soffitta al posto suo. È docente di Letteratura Comparata in Italia e in Canada, ed è traduttore e curatore di letteratura inglese, fantasy e fantascienza per Mondadori, Marietti, Lindau. Vive (in treno) tra Firenze, Roma e il mare. Per Cantagalli ha pubblicato L’uomo che ride, Un’infinita sorpresa, La lunga sconfitta, la grande vittoria: biografie letterarie di G.K. Chesterton, C.S. Lewis e J.R.R. Tolkien che raccolgono le puntate uscite tra il 2010 e il 2014 su «Il Foglio». Nel 2016 ha raccontato a puntate la vita e le opere di Christopher Hitchens. Ritiene che l’alcol, in analogia col divino, non risolva i problemi, ma li renda più affrontabili. Come i Greci ama lo sport e le chiacchierate, ma a loro differenza considera la matematica una corruzione egizia. Godersi sia Proust che Stephen King, Platone e George R.R. Martin costituisce per lui segno di grande equilibrio mentale.

Su Tredici lame - Joe Abercrombie | Libri Mondadori
L'anteprima di Tredici lame su Fantasy Magazine

( © Alfonso Zarbo: consulente Oscar Mondadori, editor, social manager)
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lunedì 2 ottobre 2017

Sceneggiatura. Un grande autore ha un tema da raccontare

Art by http://www.eliciaedijanto.com/
Come ci insegna Story, «generalmente i grandi scrittori non sono eclettici».

Ernest Hemingway era affascinato dal come affrontare la morte. Dopo essere stato testimone del suicidio del padre, il suicidio era diventato il tema centrale dei suoi scritti e della sua vita. Diede la caccia alla morte in guerra, nello sport, nei safari, finché non la trovò mettendosi una canna di fucile in bocca.

Il padre di Charles Dickens era stato imprigionato per debiti, e allora lui scrisse di un bambino solitario alla costante ricerca del padre perduto (David Copperfield, Oliver Twist, Grandi speranze).

Molière ha rivolto il proprio occhio critico all'idiozia, alla depravazione della Francia del diciassettesimo secolo e ha avuto successo grazie a commedie con titoli che sembrano un elenco dei vizi umani: L’avaro, Il misantropo, Il malato immaginario.

Un pensiero all’amico cacciatore di Apocalissi Sergio Alan D. Altieri, che per sempre, «da sempre e ovunque – nel passato, nel presente o nel futuro che è già oggi –, ci racconta della Fine», convinto che «tra sette miliardi di esseri umani sul pianeta e l’agonia delle foreste pluviali, tra la scomparsa dei ghiacciai e il dilagare del petrolio negli oceani, tra il problema dei rifiuti urbani e quello delle scorie radioattive, tra la desertificazione delle fasce tropicali e il raddoppio ogni dieci anni del fabbisogno planetario di potenza elettrica, be’, forse non è del tutto impossibile che la Dinamica dei Sistemi stia per richiamarci all'ordine. In modo gelidamente sgradevole». (Intervista di Danilo Arona, su Carmilla.)

Ecco: ciascuno di questi autori ha trovato il proprio tema. Un’idea. Un solo argomento, ma ossessivamente mirato, che ha acceso la scintilla e che lui ha inseguito (con più o meno variazioni) nel suo lungo viaggio di scrittore.

Nel mio caso, un po’ riallacciandomi anche al tema di Sergio, credo che la vita sia una guerra senza possibilità di scampo. Ma bisogna reagire. Molte storie che ho scritto (Come falene nella polvere da sparo, in Schegge, IvengralUltima Oasi) parlano di questo.

Il tuo tema qual è?

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giovedì 28 settembre 2017

Maiuscole e minuscole. Cosa ne pensano i grandi editori

Si scrive Paese o paese? Guerra Fredda o Guerra fredda? Mar Mediterraneo o mar Mediterraneo? La lingua italiana si evolve in fretta, e così il pensiero di autori, editori e lettori. Ma come si adattano le grandi case editrici?


Sono in molti, tra i grandi editori, a sostenere che l’uso del maiuscolo è in costante regresso. E sono molti i casi in cui ormai viene usata l’iniziale minuscola.

Qualche esempio pratico: cariche, titoli nobiliari, ecclesiastici, accademici e militari – come ministro, presidente, re, vescovo, papa, professore, generale – sono meglio in minuscolo a meno che non si trovino in un contesto marcatamente ufficiale.

In minuscolo anche san, santo, santa quando indicano la persona: “il patrono d’Italia è san Francesco”. Ma San Francesco quando fa parte del nome proprio di una chiesa, di una località, di una via. Un caso divertente che mi è capitato tra le mani negli ultimi mesi è stato quello del San Bernardo. Il cane. Quello va maiuscolo, sì. Alla faccia del santo.

E i nomi propri geografici?

Possono essere in minuscolo se non fanno parte della denominazione di luogo (cioè se il nome proprio basta da solo a identificare il luogo geografico). 


Semplificando, visto che mar Mediterraneo è conosciuto anche solo come il Mediterraneo, "mar" sarà più corretto in minuscolo. Rigorosamente in maiuscolo, invece, Mar Nero, Mare del Nord; Monte Bianco, Monte Rosa o Capo di Buona Speranza.

In maiuscolo anche Golfo di Napoli, Lago Maggiore, Lago o lago di Garda (il Garda). Ma anche qui, quando parliamo di golfo o di lago, sia i testi di narrativa che molti testi di saggistica non “specifici” (guide turistiche o saggi geografici) utilizzano prevalentemente l’iniziale minuscola.

Tranquillo: se stai pensando di essere finito in un campo di battaglia, non hai tutti i torti!
Ma arriviamo in fondo.


La questione si fa più difficile quando dobbiamo scrivere le parole Stato, Paese (inteso come nazione), Camera (dei deputati), 
Senato e Parlamento, Corte (di Carlomagno, d’appello): in maiuscolo per evitare ambiguità di significato. Chiesa va scritto in maiuscolo quando s’intende l’istituzione; Terra quando si indica il pianeta; idem per Luna e Sole quando inseriti in un contesto astronomico, come nomi propri di corpi celesti. 

Alcuni editori, tuttavia, come Piemme, scrivono "stato" e "paese" sempre con l’iniziale minuscola, in tutti i significati.

Tutti d’accordo, invece, sulle denominazioni antonomastiche (Vecchio Mondo, Terzo Mondo, Grande Guerra e Guerra Fredda, ma Prima/Seconda guerra mondiale) e sui nomi di secoli, età, periodi storici, preistorici ed ere geologiche: il Novecento, il Secolo dei Lumi, gli anni Sessanta, la Controriforma, il Rinascimento, il Neolitico.

In Sperling & Kupfer - e io sono d'accordo - quando i nomi appena elencati sono accompagnati da un aggettivo, quest’ultimo andrà minuscolo (il Risorgimento italiano).

Fate attenzione ai sostantivi tedeschi, sempre con iniziale maiuscola tranne quelli ormai entrati nell'uso comune della lingua italiana (lager, leitmotiv), e alle parole Madame, Monsieur, Lord, Lady, Sir con le varie abbreviazioni in Mme, Mlle, M., Mr, Mrs (da notare che solo l’abbreviazione di Monsieur va puntata).

E il maiuscoletto? Ah, dannato lui!


Si usa per tutte le sigle che ancora attualmente vengono percepite come tali: FBI, FAO, ONU ma Fiat (anche se alcuni editori come Sperling preferiscono tutte le scritte maiuscole e senza puntini: USA, CIA, FIAT); per la riproduzione di scritte che appaiono su cartelli, biglietti ecc. (sulla porta campeggiava un cartello con la scritta VIETATO L’INGRESSO. – Trovò sul tavolo un biglietto: TORNO SUBITO. LAURA).*


Insomma, quando parliamo di uniformazioni entriamo in un mondo di mezze verità, e per esperienza personale mi sento di dire che tutto è fondamentalmente corretto purché si tenti di spiegarlo con criterio e sia uniforme nel testo. Se sei un autore in cerca del grande editore, tranquillo: maiuscole e minuscole non faranno certo la differenza. 

No? Chissà...

( © Alfonso Zarbo: consulente Oscar Mondadori, editor freelance, social manager) https://www.linkedin.com/in/alfonsozarbo/

* Qui il M.TTO non è inseribile. Prendi per buono il maiuscolo, con un piccolo sforzo d’immaginazione!

domenica 24 settembre 2017

3 strategie (con)vincenti per proporsi agli editori

Tre strade possibili per avvicinarsi al sogno della pubblicazione.


Come ogni cosa, avanza a piccoli passi. Puoi cominciare ampliando la tua rete di contatti sui gruppi e sulle pagine Facebook. Molti editor amano tenersi aggiornati il più possibile ovunque si parli di libri e di scrittura. Instaurare un rapporto d'amicizia e di rispetto reciproco grazie alle passioni in comune è il primo passo per farsi notare... senza chiedere nulla in cambio. Come suggeriva in questi giorni Marco Monty Montemagno, imprenditore e appassionato del mondo tech, «prima costruisci il rapporto, poi la richiesta al limite viene da sé».

LinkedIn è il social ideale per individuare l'editor che fa al caso tuo. Inserendo il nome di una casa editrice nel campo di ricerca, puoi trovare una lista dei professionisti, con il ruolo che ricoprono. Di solito chi è nell'editoria ma non frequenta gruppi e pagine Facebook sul tema preferisce parlare di lavoro altrove. Su LinkedIn è più difficile restare in contatto, ma potresti chiedere umilmente un consiglio per proporre il tuo scritto. Prima bisogna chiedere l'amicizia. Un consiglio? Non inserire scrittore/writer nelle info principali del tuo profilo.


Perché non mandare la classica e-mail? In fondo non costa nulla e puoi sempre chiedere l'indirizzo esatto alla pagina Facebook dell'editore. Occhio: non è una scusa per inviare il classico copia-incolla. Per prima cosa cerca eventuali linee guida sul sito della casa editrice (un esempio: Invia il tuo manoscritto - Watson Edizioni). E ricordati: meglio essere umili, chiari e scrivere in modo semplice. Quelle prime parole rappresenteranno il biglietto da visita, ancora prima che della tua opera, del tuo modo di essere e di raccontare.

Buona fortuna!

( © Alfonso Zarbo: consulente Oscar Mondadori, editor freelance, social manager) https://www.linkedin.com/in/alfonsozarbo/

martedì 18 luglio 2017

All'abisso non si scampa - aggiornamento 07/17

Tempo di aggiornamenti, amici. Un po' di novità per voi dal mondo editoriale.

Prima di tutto vi annuncio che sono al lavoro su una nuova storia!
 

Il titolo provvisorio è Sotto Eterno Assedio. Un mix tra dark fantasy e sci-fi ambientato nell'Antico Egitto e...  be', «un po'» intorno.
  
Attraverso remoti golfi di tenebra nello Spazio profondo, i primi grandi dinasti egizi approdano sulla Terra e ne fanno avamposto per invadere Galassia Ra. 
Il principe Tirelia D'laan, però, è stanco di combattere e si rifugia su un pianeta ai margini del Sistema. Vuole ritardare l'Apocalisse che secondo una profezia si scatenerà sotto la Città-che-è-già-cadavere. Abbandona il mondo civilizzato e, per quindici anni, con un veleno annebbia e dimentica i propri demoni... quanto basta. Eccetto suo padre, nessuno è a conoscenza della verità. Ora però il Faraone sta morendo. Il Concilio della Tempesta non si fida di nessuno e pretende che l'erede faccia ritorno. 
A capo della missione di recupero, Naaktara: Bambina-guerriera. Un nome che le è rimasto addosso come il sangue di tutti quelli che ha ucciso. Per onorare i Dinasti. Per uguagliare suo padre. Perché le tradizioni lo esigono. Le sue lame bramano la testa di Tirelia. Non sa che, senza di lui, l'Apocalisse è certa.

È il secondo lavoro su cui applico tecniche ed elementi chiave della sceneggiatura (anzi, a breve non mi dispiacerebbe postare sulla mia pagina Facebook qualcosa di più specifico, step per step).  

Per l’altro scritto di quest’anno - sei mesi di lavoro: 40.000 caratteri per una storia di redenzione tra fantasy, folclore e fiaba dark - ho scelto il titolo «E fine della storia» e dovrebbe arrivare a dicembre su un'antologia targata Watson edizioni al fianco di 19 validissimi autori.  

Okay, solo un’ultima cosa, tremendamente importante, da dire. Un mese fa è scomparso Alan D. Altieri, mio principale punto di riferimento per quasi tutto quello in cui mi impegno, che faccio, che scrivo.
Molto di quello che ho scritto su questo stesso aggiornamento richiama a lui e ai Fantastici ragazzi che gestiscono la sua pagina Facebook.

Ecco. In memento di Sergio, Segretissimo Mondadori lancia il premio Alan D. Altieri per la spy-story. In più un suo racconto comparirà su «Gli uomini della Legione», ad agosto in edicola:

Franco Forte - NASCE IL PREMIO ALAN D. ALTIERI PER LA SPY STORY...

Mi fermo qui (ma solo perché non voglio tediarvi con nuovi lavori, progetti editoriali alle porte... degli inferi, e perché ho quattro bei testi da editare entro il 2018). 
La stanchezza si fa sentire, lo ammetto, ma all'abisso non si scampa.

Un Grande abbraccio,
Al



domenica 25 giugno 2017

Il Fantasy di Watson edizioni. Uscite di luglio!

Fiamme, miasmi e oscuri presagi, nei prossimi due romanzi Watson. Dark fantasy, of course. Prima di tutto, però, due belle storie che speriamo vi appassioneranno!

Maledetti dalle fiamme

Giuseppe Recchia
Pagine 320, € 14,00
Watson edizioni
Collana TrueFantasy
A cura di A. Iascy e A. Zarbo
Editing: A. Zarbo
Introduzione: Mariateresa Botta
Copertina: Vincenzo Pratticò

Touronne è un covo di disperati fuggiti dalla Guerra Eterna. La chiamano la Città Libera ma è una terra malata, con un governo corrotto che deve proteggere il suo dominio da un Tribunale pronto a condannare chiunque, mentre dal sottosuolo trasuda il marcio delle attività clandestine e delle lotte tra Capi.

Varamir è un poco di buono: si fa chiamare Principe e sopravvive nei bassifondi soltanto grazie alla sua faccia tosta, alle menzogne e alla bravura con le carte. Nel lontano Ovest, suo fratello Iska ha risvegliato per sbaglio il potere di una delle Sorelle Nere, streghe votate alla distruzione dell'intero genere umano. La speranza è celata in antiche biblioteche sepolte secoli prima, al sicuro, dagli ultimi grandi maghi.

NONAROTH
Angelo Berti
Pagine 210, € 12,00
Watson edizioni
Collana TrueFantasy
A cura di A. Iascy e A. Zarbo
Editing: V. Barbera, A. Zarbo
Approfondimenti: L. Pinello, L. Scolari

Copertina: Vincenzo Pratticò

Persi i ricordi, Aegon è diventato un assassino. La sua vita è tutta nella Foresta delle Ombre, dove depreda e agisce senza scrupoli. Una notte, però, la sua lama si ferma davanti alle iridi bianche di una infante, trovata tra le braccia dell’uomo che ha appena ucciso. 
Quella piccola è una strega, e del come faccia a saperlo non sembra importargliene nulla. Per lui la bambina significa solo una cosa: oro, e sa già chi glielo darà. 

«Andiamo dove adorano gli dei del ferro e del fuoco. Dove uno con le mie capacità non farà fatica a sopravvivere. Dove sarai adorata come una dea, e non braccata come una strega.»
Marica strinse ancora di più le braccia intorno al suo collo. Appoggiò la testa stanca al suo petto.
«Sì, fratello. Fai di me una dea.»

sabato 24 giugno 2017

Oscar Fantastica: La luce morente e Ciclo delle fondazioni

Sotto il vessillo di Oscar Fantastica, il mese scorso abbiamo pubblicato Armageddon Rag, ma era solo il primo passo per completare in casa Mondadori la sterminata produzione di George R.R. Martin

Da martedì 27 giugno trovate in libreria La Luce Morente (Dying of the light). Restate sintonizzati, perché non è finita!

Oggi Martin è decisamente in ottima compagnia.


La luce morente

George R.R. Martin
ISBN 9788804673019
Oscar Fantastica

396 pagine, € 14,00
Traduzione: Maddalena Tarallo, Angelica Tintori


Worlorn è un pianeta vagabondo tra le stelle sul quale ben quattordici popoli provenienti da diversi mondi si sono stabiliti riuscendo a renderlo abitabile. Non per molto, però: il destino erratico di Worlorn lo sta inesorabilmente allontanando dalla luce e dal calore della Ruota di Fuoco e presto la sua sorte sarà quella buia e fredda dei mondi senza sole. Dal crepuscolo di Worlorn, ormai quasi totalmente abbandonato dai suoi abitanti, è partito un messaggio per Dirk t'Larien, un pacco contenente una strana pietra rossa. Era il simbolo che lo legava a Gwen Delvano, suo grande amore perduto da anni. Perché la donna si è rifatta viva? Per scoprirlo Dirk parte per Worlorn, dove deve misurarsi con un mondo in declino, retto da assurde usanze tribali, e con il proprio carico di insicurezze, ricordi e fantasmi.

La luce morente - George R.R. Martin | IBS

Ciclo delle Fondazioni
Isaac Asimov
ISBN 9788804664994
Oscar Fantastica
552 pagine, € 16,00
Traduzione: Cesare Scaglia


L'impero galattico esercita da secoli il suo potere su tutti i pianeti conosciuti, ma ora sta scomparendo: lascerà il posto a 30.000 anni di ignoranza e violenza. Hari Seldon, creatore della rivoluzionaria scienza della "psicostoria", sa quale triste futuro aspetta l'umanità. E per preservare la civiltà, riunisce i migliori scienziati e studiosi su Terminus, un piccolo pianeta ai margini della galassia. È la Prima Fondazione, destinata a essere rapidamente cancellata da un terribile e misterioso mutante che impone un'orribile dittatura. Non tutto comunque è perduto; tra le rovine di quello che era stato un faro del sapere si mormora che, nascosta in un remoto angolo della galassia, vi sia una Seconda Fondazione. La cercano disperatamente coloro che intendono distruggerla così come i sopravvissuti della Prima Fondazione. Il suo destino giace nelle mani di un adolescente, Arkady Darell.

lunedì 12 giugno 2017

Trilogia dei difensori di Shannara - Oscar Fantastica

Tra novità e ristampe a un prezzo competitivo, proseguono le pubblicazioni della collana Oscar Fantastica di Mondadori.

Da febbraio tornano in libreria i primi due volumi della Trilogia sui difensori di Shannara, che a differenza dei precedenti romanzi vedono per protagonista un discendente della famiglia Leah: stirpe da sempre amica degli intramontabili Ohmsford.


La lama del druido supremo

Terry Brooks
ISBN 9788804667704
Oscar Fantastica
312 pagine, € 12,50
Traduzione: Gaetano Luigi Staffilano

Paxon Leah abbandona la casa natale, dove lascia il cuore, e parte per Paranor, dove apprenderà i segreti della magia per conquistare il diritto di diventare protettore dell'Ordine dei Druidi. Ma l'ombra del tradimento serpeggia tra i Druidi. Paxon deve fare appello alla profonda magia del suo sangue e allo straordinario ardore dei suoi avi nella battaglia che il fato ha in serbo per lui.


Il figlio dell'oscurità

Terry Brooks

EAN 9788804673897
Oscar Fantastica
308 pagine, € 12,50
Traduzione: Gaetano Luigi Staffilano

Quando il menestrello Reyn Frosch usa il Canto nel modo sbagliato, la magia lo rapisce e lo getta in un nulla profondo e tenebroso, in cui ogni cosa sparisce e il tempo si ferma. Che potere sprigiona da quella melodia, capace di incantare o distruggere i nemici? Se cadesse nelle mani sbagliate gli stessi equilibri delle Quattro Terre sarebbero messi a rischio. Paxon Leah farà di tutto per combattere la subdola magia del Canto e impedire che lo stregone Arcannen possa appagare la sete di vendetta che lo divora.


sabato 20 maggio 2017

Oscar Fantastica. In arrivo Armageddon Rag e la Trilogia dello Sprawl

Tutto conoscono George R.R. Martin. Ma non tutti conoscono le sue opere che trascendono il fantasy, o che lo combinano e lo contaminano con altri splendidi generi. Ecco allora che Oscar Fantastica riporta sugli scaffali Armageddon Rag... e chissà non sia soltanto il primo di una lunga serie.

Il libro

ARMAGEDDON RAG
George R.R. Martin
Oscar Fantastica, Mondadori
386 pagine, 14,00 €

Anni Ottanta. I "figli dei fiori" sono ormai diventati grandi ma qualcosa del loro sogno di pace, amore e rock'n'roll resiste. Cosa, esattamente? Lo scoprirà Sandy Black, scrittore in blocco creativo ed ex giornalista underground, incaricato di scrivere un articolo sulla morte di Jamie Lynch, promoter musicale vittima di un omicidio misterioso e raccapricciante, probabilmente un sacrificio rituale. Tra i gruppi rappresentati da Lynch c'erano i tolkeniani Nazgûl, scioltisi tredici anni prima quando il loro leader era stato ucciso durante un concerto e ora in procinto di riunirsi. C'è un collegamento tra i due assassini? Per scoprirlo Sandy intraprende un viaggio on the road dal Maine verso la California, alla ricerca della soluzione del mistero. Ma dovrà lottare contro i fantasmi di un'intera generazione per portare alla luce il lato oscuro dell'Era dell'Acquario.

Armageddon Rag | LaFeltrinelli

Il romanzo era già uscito tempo fa per la casa editrice Gargoyle Books, cosa che mi offre la preziosissima chance di andare a sbirciare tra le recensioni passate:
È difficile definire un’opera come questa. Un giallo forse, in fondo tutto inizia con un omicidio e si riaggancia a un altro omicidio avvenuto tredici anni prima. Un viaggio sentimentale nell'America degli anni ’60 e ’70, distrutto dalle consapevolezze del decennio successivo. Un omaggio alla musica pop/rock e alla sua forza dirompente. Una storia d’amore e di forti passioni. Un incubo che affonda le sue radici in qualcosa che va al di là della comprensione umana. Un salto nel paranormale tanto più potente perché compiuto a partire dal mondo reale. Armageddon Rag è tutto questo e molto di più. Soprattutto è una storia che tocca corde profonde. Stephen King lo ha definito il miglior romanzo che abbia mai letto sulla cultura della musica pop americana degli anni ’60.
Martina Frammartinolibrolandia
George R.R. Martin è uno scrittore vero, di razza. Quello che rende avvolgente il libro è la sua forza visiva. Con poche e ben dettagliate descrizioni, Martin trascina il lettore dentro le pagine, come se fosse davanti al grande schermo di un cinema, sia quando evoca grandi paesaggi, enormi anfiteatri dove si svolgono concerti rock o piccoli e squallidi ambienti. La musica poi, sembra uscire dalla pagine, come se il libro avesse un jack per auricolari o un paio di casse.
Emanuele Manco, Carmilla
In contemporanea, ecco ripubblicata anche la Trilogia dello Sprawl di William Gibson.
Neuromante segna uno spartiacque nella storia della fantascienza: determina l'esplosione del cyberpunkSenza Neuromante probabilmente avremmo avuto comunque Internet, ma sicuramente oggi non somiglierebbe alla rete che conosciamo e a cui hanno lavorato e continuano a lavorare migliaia di ricercatori, in tutto il mondo, che si sono nutriti delle intuizioni del cyberpunk e del clima culturale maturato intorno a un fenomeno "di nicchia" evolutosi fino a raggiungere dimensioni globali.
Giovanni De MatteoFantascienza.com
Il libro

TRILOGIA DELLO SPRAWL
William Gibson
Oscar Fantastica, Mondadori
804 pagine, 16,00 €


2035, o giù di lì. Un mondo popolato da avventurieri e lottatrici, prostitute e mercenari, schiavi della società di massa e delle droghe; soprattutto, un mondo dominato dalla tecnocrazia e dalla corruzione. È l'universo narrativo immaginato da William Gibson nella sua Trilogia dello Sprawl. In questo futuro non così lontano dal nostro presente, gli unici a opporsi allo strapotere delle multinazionali e della Yakuza sono i "cowboy della tastiera", anarchici e solitari, geni ribelli dell'informatica che passano la loro esistenza nella realtà virtuale del cyberspazio, intenti a carpire i segreti della matrice.

Trilogia dello Sprawl | LaFeltrinelli